INAIL: dopo il danno anche la beffa
Nella legge di bilancio del 20 dicembre 2018 n. 145 sono stati inseriti alcuni commi che disciplinano il rapporto tra l’INAIL e i medici di medicina generale.
I comma di interesse sono:
- Per l’attività di compilazione e trasmissione per via telematica, da parte dei medici e delle strutture sanitarie competenti del Servizio sanitario nazionale, dei certificati medici di infortunio e malattia professionale di cui all’articolo 53 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, l’INAIL, a decorrere dal 1° gennaio 2019, trasferisce annualmente al Fondo sanitario nazionale l’importo di euro 25.000.000, mediante versamento all’entrata del bilancio dello Stato e successiva riassegnazione alla spesa, da ripartire tra le regioni e le province autonome in sede di predisposizione della proposta di riparto della quota indistinta delle risorse relative al fabbisogno standardnazionale. Per gli anni successivi al 2019, tale importo è maggiorato del tasso di inflazione programmato dal Governo.
- Quota parte dei trasferimenti dell’INAIL, di cui al comma 526, determinata con intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, in deroga a quanto disposto dal comma 2 dell’articolo 23 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, implementa, per il personale dipendente del Servizio sanitario regionale, direttamente i fondi di ciascuna azienda o ente per la contrattazione decentrata integrativa.
- Quota parte dei trasferimenti dell’INAIL, di cui al comma 526, determinata con intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ha destinazione vincolata al fondo destinato per i rinnovi contrattuali della medicina convenzionata incrementando la quota capitaria riconosciuta per assistito al medico di medicina generale.
- L’importo di cui al comma 526 può essere rivisto ogni due anni sulla base dell’incremento della percentuale del rapporto tra il numero dei certificati compilati e trasmessi telematicamente all’INAIL e gli infortuni e le malattie professionali denunciati nel biennio di riferimento rispetto a quello precedente. Il trasferimento a carico dell’INAIL per effetto degli aggiornamenti periodici legati all’incremento percentuale del rapporto tra il numero dei certificati compilati e trasmessi telematicamente all’INAIL e gli infortuni e le malattie professionali denunciati non può comunque superare l’importo di cui al comma 526 maggiorato del 20 per cento al netto della rivalutazione per il tasso programmato d’inflazione.
- Nessun compenso può essere richiesto agli assistiti per il rilascio dei certificati medici di infortunio o malattia professionale.
- Per i certificati trasmessi fino al 31 dicembre 2018 si applicano gli appositi accordi sottoscritti il 6 settembre e il 24 dicembre 2007 tra l’INAIL e le rappresentanze sindacali di categoria. L’onere del trasferimento di cui al comma 526 a carico del bilancio dell’INAIL è determinato sulla base della spesa media del triennio 2014-2016 per l’attività di certificazione medica come disciplinata dai predetti accordi.
- Nessun ulteriore onere, oltre alla predisposizione dei servizi telematici, è a carico del bilancio dell’INAIL per l’attività di certificazione medica da trasmettere al predetto Istituto.
In sintesi ancora una volta lo Stato impone per legge un compito ai medici di medicina generale saltando la contrattazione tra le parti e dispone d’imperio che dal 1 gennaio 2019 i medici di famiglia non possono più pretendere dagli assistiti il pagamento dei certificati INAIL stabilendo invece come compenso un incremento della quota capitaria derivante dalla suddivisione di quota parte (non è specificata l’entità) di 25 milioni di euro per circa 52 milioni di cittadini (esclusione della popolazione pediatrica), pari, nella migliore delle ipotesi, a meno di 25 centesimi per assistito suddivisi ovviamente per 12 mesi l’anno.
In attesa di vedere nel prossimo ACN questo faraonico incremento della miserevole quota capitaria che attualmente ci viene riconosciuta, subiamo, come categoria, l’ennesima sberla questa volta da parte dell’INAIL che ci comunica le modifiche apportate al suo sistema di ricevimento dei certificati trasmessi dai medici di famiglia i quali, ovviamente a loro spese, dovranno adeguare i software già in uso.
Allora, caro collega, che fai?
Continui a lamentarti, a subire, a porgere l’altra guancia, o finalmente cominci ad urlare forte il tuo dissenso, a manifestare il tuo malessere?
Non sprecare un’occasione preziosa, aderisci con convinzione allo sciopero dei giorni 1 e 2 marzo, contribuisci a mandare un forte segnale alla politica e anche a chi inadeguatamente ti rappresenta ai tavoli della trattativa nazionale e regionale.
SIMET e SMI proclamano lo sciopero della Medicina Generale i giorni 1 e 2 marzo: se non ora quando?
Il 15 febbraio il SIMET, insieme allo SMI, ha proclamato per i giorni 1 e 2 marzo 2022 lo sciopero dei medici della medicina generale.
Questo sciopero però non deve essere patrimonio delle sole sigle sindacali che lo hanno proclamato ma deve diventare l’urlo di un’intera categoria ad una classe politica miope e sorda ed un severo richiamo a quelle organizzazioni sindacali che, ormai distanti dalla sofferenza quotidiana dei loro stessi iscritti, continuano imperterriti nel loro asservimento ai desiderata dei politici nazionali e regionali danneggiando tutti con la sottoscrizione di accordi penalizzanti dal punto di vista economico e che mortificano la nostra professione.
Qualcuno, in evidente affanno e terrorizzato dalla riuscita dello sciopero, sollecita interventi governativi tesi ad impedirci di manifestare il nostro malessere e obietta che in questo periodo la nostra iniziativa non è opportuna.
Ma a costoro noi chiediamo: è opportuno durante una pandemia che impone carichi di lavoro estenuanti continuare ad imporci senza nessuna contrattazione nuovi incombenze burocratiche? E’ tollerabile che l’assessore al Welfare di Regione Lombardia ci additi all’opinione pubblica come fannulloni che lavorano 3 ore al giorno? E’ accettabile che la nostra remunerazione sia ferma in molte componenti salariali al 2005? Possiamo noi digerire che sia stato sottoscritto un nuovo ACN che non prevede nessun incremento economico e che compiti prima remunerati (ad es. compilazione del PAI) adesso devono essere assolti da tutti gratuitamente perché diventati “compiti del medico”? E l’incremento della quota capitaria promesso anni fa in cambio della certificazione INAIL che fine ha fatto? E potremmo continuare con un’infinita serie di domande.
Ma soprattutto: potevamo noi rimanere passivi di fronte al comportamento vergognoso dei senatori della nostra repubblica che mentre, meritoriamente, trovano i soldi per i rifugi che salvano gli animali selvatici non riescono a trovare adeguati fondi per il sostegno economico alle famiglie di quei colleghi che lasciati da soli, senza mezzi di protezione individuali, hanno perso la vita per cercare di aiutare i cittadini infettati dal Sars-Cov-2?
Il 18 febbraio u.s. il CdM, a seguito dell’indignazione di medici e cittadini, ha stanziato 15 milioni di Euro per 370 famiglie di medici e operatori sanitari che non avevano la copertura INAIL deceduti a causa del Covid 19: a conti fatti un’elemosina, in media circa 40.000 € a famiglia, una cifra pari nemmeno alla metà di quanto proposto dalla senatrice Cantù.
Questi operatori sanitari hanno contratto la malattia e sono deceduti perché hanno avuto per mesi mezzi di protezione inadeguati, basti pensare che l’utilizzo delle mascherine chirurgiche è stato ritenuto idoneo per mesi mentre ben sappiamo che forniscono un livello di protezione assolutamente insufficiente.
Ma se un medico nell’esercizio delle sue funzione causa in maniera colposa il decesso di un cittadino, il risarcimento del danno arrecato sarà di 40.000 €? Siamo tutti così sprovveduti da pagare premi assicurativi sempre più alti per risarcire un danno di tale entità?
A quelli che ritengono questa elemosina una vittoria del “dialogo serio e non urlato”, che nemmeno si rendono conto che con certe affermazioni oltraggiano la memoria di queste perso e offendono la dignità dei loro familiari, noi li invitiamo con forza per decenza a tacere.
A tutti coloro che affermano di condividere le ragioni della nostra protesta ma ipocritamente cercano di demonizzarla ed impedirla, ma innanzitutto a tutti i medici di medicina generale, che giustamente rivendicano il diritto di tornare a fare i medici e rifiutano il ruolo di burocrati incollati alle sedie davanti ad uno schermo, noi chiediamo: se non ora quando?
Proposta Ministero e Regioni per rinnovo ACN (30.12.2021)
In allegato il documento
L'assessore Moratti, in una dichiarazione rilasciata a Bergamo TV, nega la carenza di medici e attacca la Medicina Generale
“È un tema che riguarda una normativa nazionale — dice —. I medici di medicina generale sono liberi professionisti, non è nelle possibilità delle Regioni organizzare il loro lavoro come se fossero dipendenti o accreditati. Come commissione della Salute, abbiamo sollevato questo tema. I numeri dei medici di medicina generale non sono diversi da quelli di altri Paesi. Sicuramente un tema diverso nel nostro ordinamento è il numero di ore che lavorano, che è profondamente diverso rispetto alle ore di chi lavora all’interno delle strutture ospedaliere, sanitarie. Questo è quello che crea la percezione di carenza, che non è data dal numero di medici, ma dall’organizzazione» Corriere della Sera/Bergamo 23.10.2021).
Letizia Moratti non è uno sprovveduto avventore di un bar di periferia, ma l’assessore al welfare e vicepresidente della Regione Lombardia, di conseguenza le sue esternazioni, che denotano una assoluta ignoranza su quanto e come lavorano i medici di famiglia, destano sdegno ma anche preoccupazione.
I medici di famiglia devono garantire un numero minimo di ore di attività ambulatoriale, che quotidianamente sono incrementate per fornire una risposta sanitaria, socio-sanitaria e assistenziale ai cittadini lombardi. Alle ore di attività correlate all’apertura dell’ambulatorio ai cittadini, vanno aggiunte le ore di lavoro per rispondere al telefono e fornire una risposta in tempo reale ai bisogni delle persone, le visite domiciliari indifferibili e quelle programmate, le risposte alle innumerevoli mail e messaggi whatsapp che giungono quotidianamente, la ricettazione di terapie croniche ed esami indotti che non può essere delegata al personale di studio perché la responsabilità medico-legale legata a tale atto è in capo al medico prescrittore.
Paragonare le ore e le modalità di lavoro tra due realtà complementari ma profondamente diverse denota un pressapochismo sconfortante.
Invitiamo l’assessore Moratti a rispondere ad alcune domande sperando che le stesse le forniscano spunti di riflessione che le evitino in futuro dichiarazioni agli organi d’informazione lontane dalla realtà.
1) Se è vero che i medici di famiglia lavorano così poche ore al giorno, perché i neo laureati non si iscrivono al corso di formazione in medicina generale? E’vero che la remunerazione per tre anni è praticamente da fame, ma con la prospettiva futura di godersi la vita lavorando solo 3 ore al giorno perché non scelgono la medicina generale?
2) Perché i medici che completano il percorso di formazione in medicina generale decidono di lavorare all’estero?
3) Perché medici di famiglia che lavoravano in Lombardia continuano a vivere nella nostra regione ma lavorano in regioni limitrofe?
4) Perché, se lavora così poche ore al giorno, nei sondaggi di gradimento il medico di famiglia supera il 70%?
Egregio assessore, ci permetta di offrirle un ulteriore spunto di riflessione.
Sono anni che Regione Lombardia promuove politiche che tentano di sottrarre compiti e servizi alla medicina generale a favore di privati convenzionati (ed ultimamente anche alle farmacie); un esempio, ultimo solo per ordine di tempo, il tentativo fallito di appaltare i pazienti con patologie croniche (la defezione dell’Humanitas mette la parola fine a quest’avventura costata milioni di euro ai cittadini lombardi).
Sono anni che in Regione si perseguono strategie per la medicina generale, come il modello cooperativistico, gradite ad alcuni sindacati che non rappresentano i desiderata dei medici lombardi.
Si torni al confronto serrato e senza pregiudiziali con tutte le componenti sindacali della medicina generale, si torni a incentivare adeguatamente il personale medico chiedendogli non di assolvere compiti burocratici ma di raggiungere obiettivi di salute e si abbandoni l’illusione di costringerci alla cosiddetta “medicina amministrata”.
A queste condizioni, i medici di famiglia della Lombardia sono pronti a fare la loro parte.
Dr Antonio Sabato - Responsabile Regionale MG
Grave lutto nella medicina generale della provincia di Pavia
Il 29 settembre 2021 è mancato il dr Salvatore Santacroce, medico di medicina generale e Presidente della sezione SNAMI di Pavia.
Stimato dai colleghi per il suo impegno profuso senza risparmio nel portare avanti le istanze dei medici di famiglia, era anche medico formatore e tutor dei futuri medici di medicina generale.
Con Salvatore abbiamo condiviso tantissime battaglie sindacali, ma non solo: era una persona molto colta, arguta e dotata di una capacità di analisi e di critica fuori dal comune, confrontarsi con lui sugli argomenti più disparati è sempre stato un piacere ed un momento di crescita umana e professionale.
Non sempre abbiamo avuto identità di vedute; abbiamo vissuto momenti di contrapposizione che però non hanno mai scalfito la nostra solida ed antica amicizia, basata sulla stima reciproca e sull’affetto che nel tempo ha dato vita ad un rapporto fraterno.
Mancherai allo SNAMI e al SIMET; mancherai tantissimo a me ma il tuo ricordo sarà sempre esempio di lealtà, coerenza e infaticabile impegno al servizio della nostra categoria.
Antonio Sabato - Segretario Provinciale Simet Pavia