Proposta Ministero e Regioni per rinnovo ACN (30.12.2021)
In allegato il documento
L'assessore Moratti, in una dichiarazione rilasciata a Bergamo TV, nega la carenza di medici e attacca la Medicina Generale
“È un tema che riguarda una normativa nazionale — dice —. I medici di medicina generale sono liberi professionisti, non è nelle possibilità delle Regioni organizzare il loro lavoro come se fossero dipendenti o accreditati. Come commissione della Salute, abbiamo sollevato questo tema. I numeri dei medici di medicina generale non sono diversi da quelli di altri Paesi. Sicuramente un tema diverso nel nostro ordinamento è il numero di ore che lavorano, che è profondamente diverso rispetto alle ore di chi lavora all’interno delle strutture ospedaliere, sanitarie. Questo è quello che crea la percezione di carenza, che non è data dal numero di medici, ma dall’organizzazione» Corriere della Sera/Bergamo 23.10.2021).
Letizia Moratti non è uno sprovveduto avventore di un bar di periferia, ma l’assessore al welfare e vicepresidente della Regione Lombardia, di conseguenza le sue esternazioni, che denotano una assoluta ignoranza su quanto e come lavorano i medici di famiglia, destano sdegno ma anche preoccupazione.
I medici di famiglia devono garantire un numero minimo di ore di attività ambulatoriale, che quotidianamente sono incrementate per fornire una risposta sanitaria, socio-sanitaria e assistenziale ai cittadini lombardi. Alle ore di attività correlate all’apertura dell’ambulatorio ai cittadini, vanno aggiunte le ore di lavoro per rispondere al telefono e fornire una risposta in tempo reale ai bisogni delle persone, le visite domiciliari indifferibili e quelle programmate, le risposte alle innumerevoli mail e messaggi whatsapp che giungono quotidianamente, la ricettazione di terapie croniche ed esami indotti che non può essere delegata al personale di studio perché la responsabilità medico-legale legata a tale atto è in capo al medico prescrittore.
Paragonare le ore e le modalità di lavoro tra due realtà complementari ma profondamente diverse denota un pressapochismo sconfortante.
Invitiamo l’assessore Moratti a rispondere ad alcune domande sperando che le stesse le forniscano spunti di riflessione che le evitino in futuro dichiarazioni agli organi d’informazione lontane dalla realtà.
1) Se è vero che i medici di famiglia lavorano così poche ore al giorno, perché i neo laureati non si iscrivono al corso di formazione in medicina generale? E’vero che la remunerazione per tre anni è praticamente da fame, ma con la prospettiva futura di godersi la vita lavorando solo 3 ore al giorno perché non scelgono la medicina generale?
2) Perché i medici che completano il percorso di formazione in medicina generale decidono di lavorare all’estero?
3) Perché medici di famiglia che lavoravano in Lombardia continuano a vivere nella nostra regione ma lavorano in regioni limitrofe?
4) Perché, se lavora così poche ore al giorno, nei sondaggi di gradimento il medico di famiglia supera il 70%?
Egregio assessore, ci permetta di offrirle un ulteriore spunto di riflessione.
Sono anni che Regione Lombardia promuove politiche che tentano di sottrarre compiti e servizi alla medicina generale a favore di privati convenzionati (ed ultimamente anche alle farmacie); un esempio, ultimo solo per ordine di tempo, il tentativo fallito di appaltare i pazienti con patologie croniche (la defezione dell’Humanitas mette la parola fine a quest’avventura costata milioni di euro ai cittadini lombardi).
Sono anni che in Regione si perseguono strategie per la medicina generale, come il modello cooperativistico, gradite ad alcuni sindacati che non rappresentano i desiderata dei medici lombardi.
Si torni al confronto serrato e senza pregiudiziali con tutte le componenti sindacali della medicina generale, si torni a incentivare adeguatamente il personale medico chiedendogli non di assolvere compiti burocratici ma di raggiungere obiettivi di salute e si abbandoni l’illusione di costringerci alla cosiddetta “medicina amministrata”.
A queste condizioni, i medici di famiglia della Lombardia sono pronti a fare la loro parte.
Dr Antonio Sabato - Responsabile Regionale MG
Grave lutto nella medicina generale della provincia di Pavia
Il 29 settembre 2021 è mancato il dr Salvatore Santacroce, medico di medicina generale e Presidente della sezione SNAMI di Pavia.
Stimato dai colleghi per il suo impegno profuso senza risparmio nel portare avanti le istanze dei medici di famiglia, era anche medico formatore e tutor dei futuri medici di medicina generale.
Con Salvatore abbiamo condiviso tantissime battaglie sindacali, ma non solo: era una persona molto colta, arguta e dotata di una capacità di analisi e di critica fuori dal comune, confrontarsi con lui sugli argomenti più disparati è sempre stato un piacere ed un momento di crescita umana e professionale.
Non sempre abbiamo avuto identità di vedute; abbiamo vissuto momenti di contrapposizione che però non hanno mai scalfito la nostra solida ed antica amicizia, basata sulla stima reciproca e sull’affetto che nel tempo ha dato vita ad un rapporto fraterno.
Mancherai allo SNAMI e al SIMET; mancherai tantissimo a me ma il tuo ricordo sarà sempre esempio di lealtà, coerenza e infaticabile impegno al servizio della nostra categoria.
Antonio Sabato - Segretario Provinciale Simet Pavia
Bozza ACN in discussione alla SISAC: vessatoria dal punto di vista normativo, peggiorativa dal punto di vista economico
E' in discussione alla SISAC il nuovo ACN della Medicina Generale.
Ad onor del vero non si capisce l’urgenza di un nuovo ACN senza che sia stato prima discusso e attuato il PNRR con la prevista creazione della Casa della Comunità, dell’Ospedale di Comunità ed il rafforzamento delle cure domiciliari.
Vengono assurdamente rilanciate organizzazioni ormai vetuste come le AFT e le UCCP, con i loro capetti (i referenti) in maggioranza con casacca di appartenenza sindacale facilmente intuibile, pagati con risorse sottratte all’intera categoria, come vedremo meglio più avanti.
Prima dell’analisi tecnica dei punti salienti del documento, è doverosa una precisazione: a livello nazionale la FIMMG ha la maggioranza assoluta delle deleghe sindacali, pertanto la mancata sottoscrizione dell’accordo da parte delle restanti OO.SS. della Medicina Generale non impedirà l’approvazione dell’ACN.
I medici di famiglia devono sapere a chi ascrivere la responsabilità nello sciagurato caso in cui venga sottoscritto il nuovo ACN senza che siano state apportate alcune sostanziali modifiche, sia della parte normativa che economica.
PARTE NORMATIVA
L’art. 25 (Procedimento disciplinare), mutuato dal contatto della dipendenza, oltre ad essere per alcuni aspetti vessatorio, è estremamente pericoloso potendo procurare, in casi estremi, una perdita economica di circa 3.000,00 €.
L’art.28 (Libera Professione), anche questo mutuato dalla dipendenza, pone delle limitazioni assurde ed illogiche, come il divieto di qualsiasi attività libero professionale durante gli orari di servizio. Basti ricordare, ad esempio, che le certificazioni per l’attività sportiva non agonistica e quelle per l’invalidità civile o l’inabilità lavorativa sono erogate in regime di libera professione per comprendere il pressapochismo di chi ha scritto quest’articolo.
PARTE ECONOMICA
La carenza dei medici di medicina generale ha creato in molti colleghi delle aspettative, economiche e di qualità del lavoro, che sono state disattese. Sarebbe stato logico attendersi risorse aggiuntive sia per incentivare i medici di famiglia prossimi alla pensione a rimanere in servizio, sia per rendere più appetibile per i giovani il lavoro di medico delle cure primarie, ma così non è stato. E’ del tutto evidente che l’obiettivo della parte pubblica, al di là dei proclami, non è quello di investire sui medici delle Cure Primarie
Basta dare un’occhiata all’articolo 5 per rendersi subito conto della pochezza di questa proposta di rinnovo. L’articolo dovrebbe contenere gli incrementi rispetto all’ACN precedente, e la pagina è desolatamente VUOTA.
Nella sottostante tabella sono riportate le variazioni rispetto all’ACN del 2009
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2009 |
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QUOTA CAPITARIA |
40.05 |
41.32 |
+ 1,27 |
COMPENSO AGGIUNTIVO ANNUO PER OVER 75 |
31.09 |
31.09 |
invariato |
COMPENSO AGGIUNTIVO ANNUO PER UNDER 14 |
18.95 |
18.95 |
invariato |
QUOTA CAPITARIA ANNUA D’INGRESSO |
13.46 |
13.46 |
invariata |
QUOTA GOVERNO CLINICO |
3.08 |
3.08 |
invariata |
QUOTA ANNUA MESSA A DISPOSIZIONE DELLE REGIONI QUALE INCREMENTO CONTRATTUALE 1 |
0.811 |
0.81 |
decurtata |
QUOTA ANNUA MESSA A DISPOSIZIONE DELLE REGIONI PER OGNI ASSISTITO CON PAT. CRONICHE |
0.20 |
0.20 |
invariata |
QUOTA PER PRESTAZIONI AGGIUNTIVE (vaccini, medicazioni, etc) |
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|
invariata |
ADP |
18.90 |
18.90 |
invariata |
ADI |
18.90 |
18.90 |
invariata |
1 La “QUOTA ANNUA MESSA A DISPOSIZIONE DELLE REGIONI QUALE INCREMENTO CONTRATTUALE” (0.81 €) è quella utilizzata fino ad oggi per finanziare la nascita delle nuove medicine di gruppo e di rete, il personale di studio, etc.
Parte di questa quota sarà utilizzata per la retribuzione dei referenti delle AFT e delle UCCP, di conseguenza ci sarà una decurtazione che danneggerà la stragrande maggioranza della categoria a vantaggio di pochi fortunati “capetti”.
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Viene istituito il FONDO AZIENDALE DEI FATTORI PRODUTTIVI, alimentato dalla già citata QUOTA ANNUA MESSA A DISPOSIZIONE DELLE REGIONI QUALE INCREMENTO CONTRATTUALE (0.81) e QUOTA ANNUA MESSA A DISPOSIZIONE DELLE REGIONI PER OGNI ASSISTITO CON PAT. CRONICHE (0.20). Confluiranno quindi in questo fondo i compensi erogati per la medicina di gruppo e di rete, per il personale di studio (segretaria e infermiere), per l’indennità informatica.
Le risorse del fondo saranno utilizzate prioritariamente per salvaguardare il trattamento economico individuale dei medici che già percepiscono gli incentivi e le indennità rete/gruppo e personale di studio, ma il meccanismo individuato per la loro assegnazione è, a dir poco, cervellotico.
Supponiamo, ad esempio, che alla costituzione del fondo dei fattori produttivi un medico con segretaria abbia 1000 assistiti in carico. Come contributo per la presenza della segretaria percepirà 3.50 € per assistito all’anno, quindi 3500,00 €.
Se questo medico incrementasse il numero degli assistiti l’indennità per la segretaria rimarrebbe invariata (ad esempio qualora arrivasse a 1500 assistiti continuerebbe a ricevere 3500,00 €); al contrario se questo medico avesse un decremento del numero degli assistiti il suo compenso, rispetto alla indennità di partenza, diminuirebbe in relazione alla diminuzione del carico assistenziale.
Tutto ciò è francamente inaccettabile.
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Un discorso a parte lo merita la QUOTA CAPITARIA ANNUA PER LA PONDERAZIONE QUALITATIVA DELLE QUOTE CAPITARIE.
Nel 2005, a seguito del rinnovo dell’ACN, fu deciso di non riconoscere ai medici di nuovo convenzionamento l’anzianità di servizio. Per medici già titolari d’incarico, l’indennità di anzianità di servizio venne trasformata in un assegno individuale non assorbibile; fu altresì concordato che tale assegno, col cessare dell’attività del medico, confluisse in un fondo all’origine di 3.08 € per assistito/anno, denominato fondo per la ponderazione qualitativa delle quote capitarie.
Ebbene, dal 2005 ad oggi, malgrado l’elevato numero di medici percettori dell’assegno individuale non riassorbibile che hanno cessato la propria attività, tale fondo è rimasto invariato.
Per sanare questa evidente violazione contrattuale, il SIMET ha intrapreso un’azione giudiziaria che vedrà il suo epilogo a Milano in Corte di Appello il 19 novembre p.v.
Per cercare di calmierare gli effetti di una probabile decisione favorevole per i medici da parte dei giudici, ecco la carognata inserita dalla parte pubblica in quest’accordo: “tale fondo è integrato con gli assegni individuali ….. resisi disponibili dalla cessazione del rapporto convenzionale di singoli medici fino alla durata del 31 dicembre 2009”.
Se approvata, questa norma causerà una notevola diminuzione della massa salariale della medicina generale, andranno infatti persi gli assegni dei medici di medicina generale andati in pensione dal 2010 in poi.
E’ del tutto evidente che questa bozza di ACN deve essere respinta senza se e senza ma.
Antonio Sabato
Il TAR del Lazio stabilisce che i medici ammessi al corso di formazione in Medicina Generale con il decreto Calabria possono esercitare la libera professione
L'avvocato Maria Grazia Tinarelli, professionista di riferimento del SIMET per la tutela dei medici, ha vinto un'importante causa che consente ai colleghi ammessi al corso di formazione grazie al decreto Calabria (e per analogia anche a quelli ammessi con il decreto semplificazione), in quanto sprovvisti di borsa, di esercitare la libera professione