L'assegnazione obbligatoria di incarichi convenzionati ai medici iscritti al corso di formazione MMG: una scelta miope, controproducente e rischiosa per i giovani colleghi
La DGR XI/5004 del 05/07/2021 stabilisce che i Medici iscritti la Corso di Formazione MMG potranno avere a breve un incarico convenzionato in ambiti carenti o in ruolo di sostituzione provvisoria fino a 1000 assistiti nella forma del cosiddetto “tirocinio professionalizzante”, esplicitando che tale scelta è stata fatta in funzione della “carenza significativa di medici di medicina generale dovuta alla quiescenza di numerosi medici in convenzione e alla scarsa propensione dei tirocinanti ad assumere incarichi in area carente e di sostituzione temporanea, dovuta alla maggiore attrattività di altre attività che gli stessi possono svolgere (Per es. attività nelle USCA)” e del fatto che “la situazione in Lombardia in alcune zone sta assumendo dimensioni di emergenza con il rischio di assenza di servizio territoriale, con inevitabili ripercussioni negative sulla garanzia del servizio di assistenza primaria e più in generale sulla gestione complessiva della medicina territoriale”.
PoliS Lombardia, l’Accademia che gestisce e organizza il corso di formazione, dopo un recente incontro effettuato anche con rappresentanti delle istituzioni territoriali, afferma tra le altre cose – in attesa di definire l’effettivo numero massimale (650 o 1000 assistiti) che un giovane medico in formazione possa prendere in carico – quanto segue:
- i tirocinanti sono medici laureati e abilitati. Essere chiamati a esercitare la professione da subito è certamente critico, ma possibile. E’ accaduto per gli attuali coordinatori e tutor anni addietro; accade in altri paesi;
- l’obiettivo è accompagnare i discenti ad assumere responsabilità e diventare “uomini e professionisti”
- qualora un tirocinante non si sentisse pronto a esercitare in autonomia assistita e il coordinatore o referente concordasse, il tirocinante svolgerà il tirocinio tradizionale, ma non potrà assumere nessun altro incarico professionale di alcun tipo finché permarrà il giudizio di non adeguatezza alla assunzione di incarichi. Il prolungarsi di questa situazione mette in questione, comunque, la stessa partecipazione al corso; è da leggersi in questo senso l’obbligatorietà dell’assunzione di incarichi; ovvero: se il tirocinante non è pronto, non prende incarichi, ma questo rappresenta una eccezione, motivata, che sospende ogni altra possibilità di esercizio della professione; (Ovvero: un tirocinante, fermo restando la valutazione dei docenti, che non accetti di effettuare il tirocinio professionalizzante NON può assumere altri incarichi e rischia l’esclusione dal corso qualora la motivazione fornita non venga considerata una “motivata eccezione”: SIMeT ha già interpellato in tal senso i propri avvocati per avere conferma che tale condizione è legalmente inaccettabile e procedere di conseguenza).
Dunque: Regione Lombardia da un lato ammette che è necessario sfruttare i tirocinanti per far fronte ad una carenza (i medici sul territorio) che da anni era prevista (non era necessario attendere una pandemia per rendersi conto delle conseguenze di ciò che da tempo era all’orizzonte), dall’altro sostiene che questa strategia sia necessaria per far diventare “uomini e professionisti” i giovani medici, con una pesante condizionale (“se non accetti un ambito carente o una sostituzione devi fornire un’adeguata motivazione, altrimenti vieni escluso dal corso”). Quale delle due affermazioni è accettabile?
La prima è realtà, la seconda è a nostro avviso una giustificazione molto debole, ed il ricatto implicito la rende del tutto inaccettabile.
Negli altri Paesi (citati nel documento di PoliS) i giovani medici vengono invogliati a svolgere la professione di Medico di Medicina Generale creando le REALI condizioni per poter svolgere adeguatamente questa professione (con appropriati interventi economici, organizzativi, strutturali). Regione Lombardia decide di investire sul futuro della medicina del territorio “tappando” i buchi (che lei stessa ha contribuito a creare) con i giovani medici che, a fronte di una borsa di studio di 800 euro al mese circa, obbligati a assumere incarichi in un momento così difficile, probabilmente si chiederanno se non è meglio lasciare il corso di formazione e iscriversi ad una scuola di specializzazione ospedaliera, dove per 1800 euro al mese non dovranno affrontare la farraginosa burocrazia della medicina del territorio e – soprattutto – le tante difficoltà che tutti noi (coordinatori compresi) conosciamo bene, da soli, in un ambulatorio magari in una zona disagiata, con a disposizione la reperibilità telefonica di un tutor che a distanza li aiuta a gestire – tra le altre cose – la relazione con pazienti talora molto aggressivi (anche perché frustrati dal continuo peggiorare dell’assistenza territoriale).
Se si vuole investire sul territorio lo si faccia seriamente, impegnando risorse che attirino i medici verso questa professione, non con programmi volti a “risolvere” la situazione per i prossimi mesi al prezzo di rischiare di allontanare nuovamente giovani medici dalla Medicina Generale, con il risultato di peggiorare la situazione anziché migliorarla.
La strategia della inadeguata incentivazione alla professione e del ricatto portata avanti da Regione Lombardia ha generato negli anni la situazione attuale: è inaccettabile proseguire così, per la nostra professione e per i cittadini.
Servono investimenti seri e urgenti, non scelte che mettano a rischio i giovani colleghi senza alcuna garanzia in merito a ciò che sarà del territorio da qui a un tempo che non va oltre i prossimi sei mesi (se un problema ad esempio è il pensionamento - sempre più agognato - di molti colleghi, perché non li si incentiva a non abbandonare anzitempo la professione? La risposta purtroppo la conosciamo bene)
Dott Antonio Sabato – segretario provinciale SIMeT Pavia
Dott Enrico Pozzato – consigliere SIMeT Pavia
NASCE IL NUOVO POLO DELLA MEDICINA GENERALE
Nota congiunta delle segreterie nazionali SMI – SIMET – FP CGIL Medici
"Il SIMET, la FP CGIL Medici si affiliano con il Sindacato Medici Italiani per rispondere al bisogno, sempre più imperativo, di unità della categoria medica, messa a dura prova dalla pandemia in atto. Il progetto nasce da una comune visione che mette al centro: il Servizio Sanitario Nazionale, equo universale, accessibile, la valorizzazione della medicina generale quale fulcro dell’assistenza territoriale e il diritto alla salute dei cittadini. Saremo in prima linea nella difesa della salute dei professionisti sanitari che ad oggi hanno dato un grande tributo di vite (350 deceduti, oltre la metà MMG) nella battaglia con il covid 19. Chiediamo che anche ai medici convenzionati vengano riconosciute le stesse tutele dei medici dirigenti in tema di sicurezza sul lavoro e pari opportunità. Chiediamo che il corso di Medicina Generale divenga una specializzazione per una maggiore qualificazione della medicina del futuro. La nostra azione sarà rivolta anche a dare un contributo fattivo al Paese, in vista della presentazione alla Commissione Europea del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che destina ingenti risorse al comparto salute. Intendiamo, in questo ambito, qualificare la nostra azione sindacale".
Dalla scorsa estate le frizioni in INTESA SINDACALE derivanti dalla divergenza di posizioni con la CISL Medici guidata dal dr Papotto hanno portato, nel mese di marzo u.s., allo scioglimento di INTESA SINDACALE.
Su tutto il territorio nazionale, ed ancor di più nella nostra regione, nel corso dell’ultimo anno la nostra visione della medicina generale ha registrato molti punti di convergenza con il SMI e la FP-CGIL Medici, ed ha portato ad alcune decisioni comuni importanti come, ad esempio, quella di essere rappresentati, SMI e SIMET, entrambi dall’avvocato del SIMET nella causa giunta al Consiglio di Stato contro la riforma lombarda della presa in carico dei pazienti affetti da patologie croniche.
Per questo motivo abbiamo deciso di affiliarci, insieme alla FP-CGIL Medici, al SMI, con l’ambizione di dare vita ad un’aggregazione sindacale che sia portatrice di idee nuove, di rinnovate energie indispensabili per quella che è diventata un esigenza non più rinviabile: la riorganizzazione della medicina di famiglia.
Firmata in Regione la preintesa dell’AIR 2021 che prevede la partecipazione della medicina generale alla campagna per la somministrazione del vaccino anti SARS-CoV-2.
Regione Lombardia, da mesi sottoposta a critiche tanto impietose quanto meritate per la gestione della pandemia nel suo complesso e, ultimamente, anche per il ritardo, rispetto alle altre regioni, nella somministrazione del vaccino anti Covid, ha cercato di recuperare il consenso dei cittadini lombardi attraverso l’accordo appena concluso con le OO.SS. della Medicina Generale.
Mentre ben si capisce la necessità da parte della Regione di chiudere la trattativa in tempi brevi, altrettanto non si può dire per la decisione frettolosa di SNAMI e FIMMG, che di fatto ha impedito di migliorare un accordo che presenta ancora importanti criticità.
Del tutto insufficiente, ad esempio, la remunerazione prevista per la vaccinazione nel suo complesso, che comporta non solo l’atto dell’inoculo per il quale è prevista una quota stabilita dall’ACN, ma tutta una serie di adempimenti burocratici che di fatto saranno svolti gratuitamente dai MMG.
Il progetto di Governo Clinico prevede che una quota parte pari al 20% del totale venga erogata solo se saranno reclutati per la vaccinazione il 30% dei non responder segnalati da ATS. Una percentuale enorme, visto che si tratta di una popolazione selezionata di persone che si sono opposte alla vaccinazione loro proposta in precedenza. A queste condizioni, partecipare a questo progetto di governo clinico significa, quasi certamente, andare incontro ad una perdita economica che, per un massimalista, si aggira attorno ai 1000 euro.
Ancora, il fondo a livello regionale pari a € 1.500.000,00 comprensivo di oneri, da destinare all'incremento del 20% della presenza oraria del personale di studio rispetto ai requisiti orari minimi in essere, per supportare nell’anno 2021 il medico di medicina generale nella somministrazione del vaccino nel proprio studio o nelle sedi esterne, è forse sufficiente a coprire le spese aggiuntive che il medico dovrà sostenere, per l’impiego del proprio personale, per un mese e mezzo circa di una campagna vaccinale che si ipotizza spalmata su un periodo di sei mesi.
L’ennesima occasione persa per i medici di famiglia lombardi che hanno però poco da recriminare; è con le loro scelte che decidono i rapporti di forza esistenti tra le OO.SS: chi ha colpa del suo mal pianga se stesso.
INTESA SINDACALE
Finita la sperimentazione della riforma del Sistema Sanitario Lombardo: bocciatura da parte del Ministero
120 giorni: questo il limite di tempo dato dal Ministero della Salute alla Regione Lombardia per effettuare modifiche della "riforma" ritenute indispensabili ad armonizzare il Sistema Sanitario Regionale con quello Nazionale.
Nel complesso una sonora bocciatura senza se e senza ma, che fa seguito alla bocciatura sul campo che i cittadini lombardi hanno sperimentato sulla loro pelle, data dal SARS-CoV-2.
Vedremo i correttivi che la Giunta Regionale apporterà alla riforma; il SIMeT da tempo chiede che venga abbandonato il modello cooperativstico, che sia rafforzato il distretto e che sia data finalmente vita ai PreSST sulla base di quanto previsto dalla DGR XI/2019 del 31/07/20219.
La Fimmg e Intesa Sindacale firmano l’accordo per l’esecuzione dei tamponi rapidi negli studi dei MMG, ma SIMET e FP-CGIL Medici non ci stanno: “il Presidente Biagio Papotto, della Cisl Medici, ha firmato non tenendo conto della nostra contrarietà"
Approfittando della situazione emergenziale causata dalla pandemia da Covid 19, alla SISAC è stato sottoscritto l’ennesimo accordo sbagliato e dannoso per i medici di medicina generale la cui responsabilità ricade unicamente sulla Fimmg e la Cisl Medici guidata da Biagio Papotto.
Papotto, con un atto inspiegabile, peraltro l’ultimo di una lunga serie perpetrati negli ultimi 2 anni ai danni delle sigle sindacali che compongono Intesa Sindacale, nonostante la forte contrarietà espressa dal SIMET e dalla FP-CGIL Medici, ha sottoscritto insieme alla Fimmg un accordo che, tra le altre cose, prevede l’obbligatorietà dell’esecuzione dei tamponi rapidi negli studi dei Medici di Medicina Generale.
Il segretario nazionale del SIMET, Mauro Mazzoni, si è dissociato pubblicamente dall’iniziativa dichiarando che “ l’accordo non garantisce la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori. Inoltre, come diciamo da sempre, occorre potenziare i servizi e non fare accordi separati con le categorie alterando gli accordi già presi. Per quanto sopra, non avendo trovato delle condizioni idonee, il SIMET non ritiene l’accordo sottoscrivibile”.
Per quanto riguarda la Parte Pubblica, a guida lombarda, c’è da sottolineare la prosecuzione di un atteggiamento miope e l’assoluta incapacità di prevedere e programmare i fabbisogni sanitari dei cittadini che nella nostra regione è iniziato nel 2000, con l’AIR in cui fu innalzato, con la complicità di fimmg e snami, il rapporto ottimale da 1/1000 cittadini ad 1 medico ogni 1500 cittadini, con il conseguente blocco dell’accesso alla Medicina Generale per 8 anni, che è la principale causa della carenza di Medici di Famiglia nella nostra regione.
L’obbligatorietà di esecuzione dei tamponi per la ricerca del SARS-CoV-2, probabilmente spingerà molti colleghi vicini alla pensione, ad anticipare l’uscita dal SSN; si tratta infatti di soggetti ultrasessantacinquenni e quindi ad alto rischio di serie conseguenza per la propria salute in caso di contagio.
Proprio un’idea geniale, quella di provocare la diminuzione del già insufficiente numero di Medici di Medicina Generale nel corso di un’emergenza sanitaria.