A proposito dei "camici grigi" ....
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Nelle ultime settimane si è fatto un gran parlare dei cosiddetti “camici grigi”, e cioè di quei medici che da anni lavorano nel SSN nel servizio di Continuità Assistenziale privi dell’attestato di formazione; medici che in questi anni hanno permesso la sopravvivenza del servizio stesso garantendo standard qualitativi di assoluta eccellenza.
Questi colleghi sono preoccupati per quanto contenuto nell’articolo 15, comma 6, dell’ACN di giugno 2018 in cui è stato stabilito che i medici iscritti al corso di formazione abbiano, contrariamente a quanto previsto nel precedente ACN, la precedenza nell’assegnazione degli incarichi di sostituzione nei confronti dei medici con abilitazione professione acquisita dopo il 1994.
Dalle dichiarazioni girate sul web mi pare che il problema, esistente e serio, sia stato però molto ingigantito.
Infatti l’incarico di sostituzione, sulla base del comma 4 dell’articolo 70, può essere conferito solo dopo che un medico con incarico a tempo determinato o indeterminato, si assenti per un periodo superiore a 9 giorni.
La norma quindi non riguarda l’assegnazione degli incarichi temporanei di durata che potrebbe anche essere annuale.
A riprova della bontà della suddetta interpretazione basta leggere quanto proposto, con la sola opposizione del SIMET e della CGIL Medici, per ben 2 volte dalla Regione Lombardia nel Comitato Regionale per la medicina generale su probabile input di qualcuno per il momento non ancora dichiaratosi:
ATTUAZIONE ACN 21 GIUGNO 2018 – pubblicazione ambiti carenti e graduatorie aziendali
…… Con riferimento all’art. 15 comma 6 dell’ACN, le ATS dovranno pubblicare avviso per graduatorie aziendali entro il 15 febbraio (a partire dal 2020) al fine di disporre della graduatoria aziendale entro la data di pubblicazione degli ambiti carenti. La graduatoria aziendale ha validità annuale.
Le parti concordano che qualora la graduatoria aziendale così come disciplinata al comma 6 dell’art. 15 dell’ACN non fosse sufficiente ad esaurire le necessità aziendali di incarichi provvisori, a tempo determinato CA o di sostituzione, le ATS possono ricorrere ai medici di cui ai commi c), d) ed e) secondo il medesimo ordine di priorità anche per il conferimento di incarichi provvisori o a tempo determinato CA.
Questo si che è un articolo che qualora fosse approvato sarebbe di una gravità assoluta.
Il SIMET, organizzazione sindacale componente di Intesa Sindacale, attenta da tempi non sospetti alla situazione occupazionale dei “camici grigi”, nel mese di settembre 2018 aveva presentato al ministro Grillo la proposta di legge allegata.
Il nostro ragionamento è molto semplice: questi colleghi bloccati nell’imbuto formativo, non solo hanno diritto ad accedere alla formazione, ma nei casi in cui sono rimasti incastrati per un elevato numero di anni, si badi bene non per libera scelta ma per carenze del sistema, hanno tutto il diritto di accedere rapidamente alla convenzione.
E per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco, ribadiamo la posizione solare del SIMET sul corso di formazione: il corso deve diventare una specialità universitaria e i medici che lo frequentano devono essere retribuiti con una borsa uguale a quella degli altri specializzandi.
Chi si oppone a questa proposta sono coloro che in nome della specificità del corso in realtà difendono il proprio orticello fatto di compensi economici e di prestigio professionale; sono quelli che usano il corso come terreno fertile dove reclutare giovani medici che sono retribuiti con una borsa da fame blandendoli con benefit e proponendo negli accordi, nazionali o regionali che siano, una serie di misure che anziché garantire diritti propongono privilegi a favore di una parte della categoria sull’altra.
Il SIMET, come già successo in passato, non rimarrà a guardare inerte tutto ciò.
Se non riusciremo nelle sedi istituzionali ad evitare questa grave ingiustizia, le nostre ragioni, convinti di essere nel giusto, le faremo valere nei tribunali.
Antonio Sabato
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Mercoledì 27 febbraio 2019 presso la sede della SISAC si è svolta la riunione per l’apertura del tavolo di trattativa per il rinnovo dell’ACN.
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Mercoledì 27 febbraio 2019 presso la sede della SISAC si è svolta la riunione per l’apertura del tavolo di trattativa per il rinnovo dell’ACN.
Al posto del dr Vincenzo Pomo, andato in pensione, a coordinare il tavolo per tre mesi ci sarà il suo vice, il dr Antonio Maritati, che nel suo intervento ha rispolverato la terminologia della legge 189 (la cosiddetta “Legge Balduzzi”), parlando di AFT, UCCP e ruolo unico del medico di medicina generale.
A proposito della legge 189, nel comitato regionale per la medicina generale della Lombardia, Il SIMET è l’unica organizzazione sindacale che ha proposto la creazione di AFT con un modello organizzativo lievemente differente, in quanto ritenuto più funzionale, rispetto a quello previsto a livello nazionale, ma il progetto giace in qualche cassetto ignorato per manifesta volontà della parte pubblica lombarda giacché di esso non vi è traccia nella proposta di AIR presentata alle OO.SS. della regione Lombardia nel primo interlocutorio incontro del 2019.
Con l’obiettivo di concludere la trattativa entro i tre mesi di mandato del nuovo coordinatore, è stato fissato un fitto calendario d’incontri: il 14 marzo, poi il 26 e 27, quindi il 10 e 11 aprile e il 17 e 18 aprile, mattina e pomeriggio.
Per il rinnovo del contratto sono sati stanziati 203 milioni, di cui 171 per l'assistenza primaria (il 30% in quota fissa e il restante 70% in quota variabile), 23 milioni alla continuità assistenziale, 6 milioni al sistema emergenza/urgenza e 3 milioni alla medicina dei servizi.
Argomenti in discussione saranno le forme associative, il ruolo unico, la medicina penitenziaria, l’INAIL, l’applicazione del decreto semplificazioni che permette ai medici iscritti al corso di formazione di concorrere per le zone carenti, dove c'è bisogno, in graduatorie separate.
Tramite il suo coordinatore, Intesa Sindacale ha richiesto che venga fatta e un’interpretazione autentica delle AFT per evitare che le varie Regioni modifichino a loro piacimento quanto stabilito a livello nazionale; è stata richiesta la messa in sicurezza dei medici della Continuità Assistenziale e la ripresa della discussione sulla medicina penitenziaria e sull’emergenza territoriale, sulla base delle proposte elaborate dai tavoli tecnici di dicembre 2017.
Ricorso al TAR della Lombardia contro le delibere sulla cronicità. Udienza del 28 novembre: lo SNAMI regionale decide di ritirarsi per “sopravvenuta carenza d’interesse al ricorso”.
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La vicenda è intricata e per non perdere il bandolo della matassa occorre riassumere brevemente i fatti.
SIMET, SMI, UMI, SNAMI Pavia e SNAMI Regionale avevano presentato ricorso contro le delibere sulla cronicità succedutesi da maggio 2017 in poi chiedendone, senza successo, la sospensiva al TAR della Lombardia.
A seguito della decisione del TAR i ricorrenti si appellavano al Consiglio di Stato che riconosceva la validità delle motivazioni del ricorso, e rinviava la materia al TAR della Lombardia invitandolo a pronunciarsi in tempi brevi.
Il TAR fissava la data della nuova udienza a distanza di circa un anno dal pronunciamento del Consiglio di Stato (e meno male che il TAR doveva pronunciarsi in tempi brevi ….), e cioè il 28 novembre 2018.
Poco prima di questa seduta la Regione emanava una nuova delibera, la XI-574 del 5 novembre 2018, che modificava le funzioni del co-gestore trasformandolo in Clinical Manager. In essa veniva enfatizzato il contributo dato alla sua stesura dagli Ordini dei Medici della Lombardia, che di fatto avevano preso il posto e assolto le funzioni delle organizzazioni sindacali.
Nel corso dell’udienza del 28 novembre u.s. SIMET, SMI, UMI, SNAMI Pavia hanno chiesto un rinvio per poter presentare le “motivazioni aggiunte” finalizzate ad impugnare anche l’ultima delibera; lo SNAMI Regionale si è invece ritirato dal ricorso per sopravvenuta carenza d’interesse.
La decisione dello SNAMI Regionale non ci sorprende, anzi è del tutto ovvia: infatti il documento sottoscritto dai Presidenti degli Organi dei Medici della Regione, riportato integralmente nella delibera, vede la firma del Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano che è anche Presidente dello SNAMI Regionale.
Aver dichiarato la sopravvenuta carenza d’interesse significa che lo SNAMI Regionale ritiene che la delibera del 5 novembre restituisca dignità ai medici di famiglia che erano stati privati delle loro funzioni, ma questo in parte avviene solo per quelli che hanno aderito alla riforma con la funzione di cogestore. Ne consegue inequivocabilmente che lo SNAMI Regionale non ha mai inteso tutelare con il suo ricorso il 60% dei medici che non hanno aderito alla riforma che con l’ultima delibera continuano ad essere considerati medici di serie B.
E’ inoltre evidente che lo SNAMI Regionale con questa decisione, che non può non essere interpretata come un sostegno alla riforma della cronicità voluta dalla Regione, compie un altro piccolo passo di avvicinamento alle posizioni della FIMMG, come a suo tempo da noi denunciato in occasione della sottoscrizione dell’AIR del 2018.
E’ palese anche la spaccatura che si è creata tra lo SNAMI Regionale e gli altri ricorrenti, compreso lo SNAMI Pavia.
Il SIMET rimane convinto che le delibere sulle cronicità debbano essere contrastate con ogni mezzo e in ogni sede non solo per tutelare gli interessi dei medici di famiglia e dei cittadini lombardi, ma anche e soprattutto per ribadire che a nessun potente di turno può essere concesso di violare a suo piacimento le norme e le leggi dello Stato.
Si tratta di una battaglia fondamentale che deve essere vinta a tutti i costi perché è in gioco il nostro futuro e quello dei medici che prenderanno il nostro posto, e per raggiungere l’obiettivo è fondamentale continuare a spiegare ai cittadini quale enorme errore sarebbe l’adesione al nuovo modello di gestione della cronicità, per far sì che il 10% che ha sottoscritto il patto di cura continui ad essere un’insignificante minoranza.
Congresso SIMET dal 15 al 18 novembre a Cesenatico
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Si è concluso domenica 18 novembre a Cesenatico il Congresso SIMET- FASSID Area Simet che ha visto un serrato confronto interno tra dirigenti e quadri sindacali dello storico sindacato.
Al centro della discussione ovviamente il delicato momento politico nel quale ci si trova ad affrontare un rinnovo del contratto di lavoro dei medici, fermo da dieci anni, in una incertezza totale sulle risorse economiche destinate e sulla programmazione gestionale.
Su "Quotidiano Sanità" in sintesi la relazione del segretario dr Mauro Mazzoni
Delibera regionale XI-574 sulla cronicità: alcune considerazioni
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Delibera Regionale XI-574 sulla cronicità: da respingere senza se e senza ma.
Nella seduta del 5.11.2018 la Giunta della Regione Lombardia ha approvato la deliberazione n. XI-574, avente per oggetto “nuove modalità di gestione ed attuazione del percorso di presa in carico del paziente cronico e/o fragile ed approvazione del protocollo d’intesa tra l’assessorato al welfare e la federazione regionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Lombardia”.
Tre sono le novità contenute nella delibera:
- cambia la figura del co-gestore che diventa d’ufficio “clinical manager”: redigerà il PAI e sarà il referente clinico del suo assistito;
- ai medici che effettueranno la presa in carico verrà permesso di effettuare le prestazioni “previste nel PAI, che saranno remunerate secondo il metodo di finanziamento a prestazione”;
- il ruolo della Federazione degli Ordini dei Medici, il cui contributo alla delibera è ripetutamente enfatizzato in tutto il provvedimento
In breve le nostre considerazioni
La modifica “sana” una delle tante criticità che avevamo, restando inascoltati, più volte segnalato e che ci hanno indotto ad impugnare da maggio 2017 tutte le delibere sulla cronicità, ma i motivi di opposizione all’intero provvedimento nel loro complesso non solo permangono invariati, ma sono addirittura aumentati.
Motivazioni di principio inderogabili:
- La Regione non può legiferare in materie che non le competono, come è per l’appunto il caso della medicina convenzionata. Può solamente concordare negli AIR (accordi integrativi regionali) provvedimenti che non confliggono con l’ACN.
- La Regione non può scegliersi l’interlocutore con cui trattare modalità operative dei medici di famiglia. Gli unici interlocutori legittimati sono i sindacati, non certamente l’ordine dei medici.
Entrando nel merito:
- Non è assolutamente chiaro il ruolo del medico che non aderisce alla riforma, in alcuni punti sembrerebbe che l’assistito del medico che non aderisce possa comunque avvalersi di un gestore che presumibilmente compilerà il PAI.
- Il medico che aderisce e compila il PAI deve
- Raccogliere il consenso al FSE (se non fornito in precedenza) e all’adesione al percorso di cura
- Stampare il consenso e consegnarlo al paziente
- Inserire il PAI firmato digitalmente nel FSE dell’assistito
- Modificare il PAI nel corso dell’anno ogni volta che sarà necessario
- Se nel corso dell’anno, o in occasione di prima compilazione, verifica l’appartenenza ad un diverso livello di stratificazione, deve richiedere la riclassificazione rivolgendosi ad apposita Commissione dell’ATS
- In caso di recesso dalla presa in carico del suo assistito, deve pubblicare il PAI di disarruolamento
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3. ai medici che effettuano la presa in carico, verrà permesso di effettuare le prestazioni “previste nel PAI, che saranno remunerate secondo il metodo di finanziamento a prestazione”.
Non è per nulla chiaro se queste prestazioni, remunerate a parte, potranno essere effettuate da tutti i medici aderenti alla riforma oppure solo da quelli organizzati in cooperative, lo chiederemo nel prossimo comitato regionale per la MG del 20 novembre p.v.
In tutti i casi ci sembra un provvedimento eticamente molto discutibile e comunque inaccettabile perché ancora una volta si tenta di dividere i medici di famiglia in 2 categorie: quelli di serie A, che aderiscono ai desiderata regionali, e quelli di serie B.
Rimane in ultimo da chiedersi quali siano le reali motivazioni alla base di questa nuova delibera regionale
Secondo i dati forniti dalla Regione, la percentuale di medici di famiglia che hanno aderito alla riforma raggiunge a stento il 50%.
I medici delle strutture ospedaliere, sotto organico e oberati di lavoro, non hanno nessuna intenzione di compilare il PAI.
La Regione ha il disperato bisogno di reclutare medici per la compilazione del PAI, pena il fallimento dell’intero progetto.
Il SIMET, insieme agli altri sindacati che si sono opposti alla riforma, chiederà un rinvio dell’udienza del TAR del 28 novembre p.v.
La richiesta ha solo delle motivazioni tecniche-giuridiche, essendo ferma la volontà da parte nostra di impugnare anche questa delibera.