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Categoria: Notizie
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I medici del Simet, sindacato che tratta la convenzione della medicina generale insieme a Sumai, Cisl e Cgil come Intesa Sindacale, prendono le distanze da alcune desiderata della Sisac e in particolare dal nuovo modello di assistenza H16 che metterebbe a rischio l'attuale modello, fin qui garante di adeguate risposte alle necessità assistenziali. Inoltre condividono la delibera dell'assemblea Nazionale Fassid, Federazione che oltre a Simet raggruppa anche laboratoristi Aipac farmacisti ospedalieri Sinafo psicologi Aupi e radiologi Snr, e che ha appena indetto lo stato di agitazione sul fronte del rinnovo del contratto ospedalieri, non escludendo lo sciopero. In assoluto Simet è preoccupato dal fatto che la copertura sanitaria pubblica per gli italiani si restringa. E in trattativa per la convenzione, il segretario Mauro Mazzoni, a margine del Congresso dove sono state presentate le linee della nuova piattaforma di "Intesa Sindacale" sottolinea che da una parte la Sisac nei modi si dichiara disponibile a un confronto franco e aperto ma nelle bozze presentate fa trasparire intenzioni delle regioni dirigiste e poco inclini ad accettare variazioni. Quanto ai sindacati, «Fimmg e Snami hanno esordito chiedendo tavoli separati: una iniziativa che non sembra favorire gli interessi della categoria». Nell'ambito di Intesa Sindacale (Simet-Cisl-Sumai-Cgil) invece «si respira un'atmosfera diversa. Le quattro componenti hanno raggiunto il pieno accordo su una piattaforma comune che evidenzia la volontà di collaborare alla tenuta del Ssn, minacciato da sotto-finanziamento, invecchiamento della popolazione con incremento delle cronicità e da politiche più attente al contenimento delle uscite che alla tutela del diritto alla salute».
La piattaforma di Intesa, rileva Mazzoni, «mira a difendere il Ssn. non indietreggiando sulla tutela della salute dei cittadini, ma avendo il coraggio di cambiare paradigmi di gestione ormai antistorici e diseconomici. La parte pubblica s'intestardisce a privilegiare ospedale e specialismi a scapito del territorio, più efficiente ed efficace in ambito di prevenzione, d'intercettazione di patologie all'esordio, di gestione della cronicità». La controparte «si basa su filosofie di stampo tayloristico, che le aziende avanzate hanno abbandonato dalla metà del secolo scorso. Adotta sistemi di controllo di tipo analitico (ma solo su alcuni punti del processo assistenziale), e fa leva su meccanismi di stampo gerarchico e burocratico. Noi vorremmo valorizzare l'aspetto libero-professionale e la capacità organizzativo-gestionale dei medici convenzionati, competenti sulla territorialità, muniti di dati per misurare l'impatto reale delle loro azioni, e in grado di esercitare controlli sull'appropriatezza propria e altrui (...) ridurre i ricoveri, gestire personale e strutture, eleggere i propri coordinatori, usare i mezzi informatici e telematici». I Mmg non hanno invece bisogno di «uno stato che li tratta da dipendenti con codici di comportamento e sistemi sanzionatori, prestazioni rese obbligatorie per decreto, ferie contingentate, coordinatori nominati, parametri strutturali, organizzativi e informatici non rispondenti alla professione; uno Stato al quale l'aspetto libero-professionale sembra interessare solo quando si tratta di accollare oneri economici e professionali».